Augustin

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Augustin

AAugustin ha un silenzio magnifico da ascoltare.

Ha venticinque anni, capelli scuri, occhi vivi e un viso molto amichevole.

Ha imparato ben presto che nella vita c’è gente con cui crescere e gente con cui vivere di ricordi.

Ama dipingere,
Augustin.

Ama ritrarre i panorami sterminati della sua terra, un fiore incastonato nel mare azzurro dei Caraibi: il sole brillante del mattino, l’acqua scintillante del crepuscolo.

Ama osservare il verde intenso delle piante che lo circondano, una vegetazione paradisiaca che non ha pari al mondo. E alla fine di tutto questo, afferra i colori della sua Martinica e li trasferisce con ingegno e fantasia su tela. Ne ha mille, da parte, sembrano tutte identiche, ma ognuna di loro cattura momenti diversi.

Ma su tutti preferisce un soggetto: gli sterminati appezzamenti di canna da zucchero che rappresentano, da sempre, una risorsa unica di un territorio dal profilo aromatico fresco, minerale e fruttato.

A Sainte Luce, nell'estremo sud della Martinica, la parte più soleggiata dell’isola, i campi di canna da zucchero si srotolano rigogliosi sotto il suo sguardo, accarezzati da un clima tropicale all’ombra di un maestoso mulino, in un affaccio diretto sul mare turchese dei Caraibi.

Sono i più grandi e antichi dell'isola, fondati nel 1660, e sorgono su terreni argillosi che permettono alle radici della canna di affondare direttamente nelle acque del mare. Il rum che nasce da quel patrimonio della natura porta il nome dei tre fiumi che costeggiano la terra: Bois d'Inde, Oman e Saint-Pierre.

Quel nome è
Trois Rivières.

Augustin sa tutto di quelle terre, di quei fiumi. La strada si allunga docile sotto i suoi piedi: a ogni passo lo sguardo si posa sul panorama, così prospero e copioso che i suoi occhi a volte faticano a contenerlo.

Non c’è cielo d'acciaio o terra sotto il gelo che gli interessi. Adora il suo sole, i profumi speziati degli steli carezzati dalla brezza, i mulini a vento, i segreti custoditi nel calore all’ombra delle canne pronte a rovesciare nell’aria la dolce fragranza dello zucchero.

Ogni giorno Augustin raggiunge una panca speciale in legno finemente intagliato, posizionata proprio davanti a quel panorama speciale.

E ogni giorno Augustin attende
l’arrivo del suo mentore,
Aimé,
pittore esperto e punto
di riferimento.

Gli pare di avere nel cuore una corda invisibile che si tende dall’emozione all’arrivo del suo Maestro, che si avvicina con il solito passo fermo e tranquillo, il corpo sottile, il sorriso sereno.

Entrambi si siedono su una panca che dà su quelle canne da zucchero dal sapore dolce.

Davanti a loro c’è l’Oceano Atlantico e i tre fiumi, turchesi come il colore simbolo di quel rum.

Non si guardano, ma si ascoltano.

E insieme, dipingono lo stesso paesaggio, mentre Aimé, forte di tanta esperienza, gli racconta la storia di quei luoghi magici e racconta una storia che parte dal XVII secolo, quando i produttori di zucchero iniziarono a utilizzare la melassa, un prodotto della raffinazione che si lasciava fermentare in un alcol chiamato “tafia”, nient’altro che il precursore del rum tradizionale.

E gli dice che per il rum
Trois Rivières
si usa un processo diverso.
Si tratta di rum agricole, ottenuto
da una singola e continua
distillazione del succo di canna da
zucchero fermentato.

Un processo nobile che dona a quel nettare una freschezza, una finezza, una pienezza e un aroma fruttato. Solo così si ottiene una consistenza delicata e rotonda e un gusto vivo e deciso.

Non a caso ha ricevuto dal governo francese il meritato riconoscimento AOC, Appelation d’Origine Controlée Rhum de la Martinique.

Dopo tanto parlare arriva la sera.

Sotto quel cielo stellato che ruota sul perno dei loro discorsi,

Aimé e Augustin si versano a
vicenda un dito, raso, di
Trois Rivières.
Non ne serve tanto per capire tutto.

Il proverbiale silenzio di Augustin si aggiunge a quello di Aimé, due silenzi che si lasciano ascoltare.

E insieme, in quel sorso e in quel silenzio, apprezzano il patrimonio preziosissimo di quelle terre.

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