Lallier

Menu

presenta

The house of perfumes

AAppena arrivata ad Aÿ, il piccolo paesino adagiato sulla sponda de La Marne e circondato dalle colline di vigneti Grand Cru, corsi subito alla scoperta della Maison, attraverso le stradine del centro. Ero a dir poco elettrizzata, piena di aspettative: ero stata guidata fino a lì dal mio naso, e adesso non stavo più nella pelle. Volevo scoprire tutto su quel luogo e sulla sua essenza frizzante. Sui suoi profumi, e sui segreti che li generavano. Lì, e solo lì, aveva origine ogni cosa:

la selezione delle uve
Grand Cru
nella parcella più alta ai confini dei boschi,
la magia della fermentazione,
la maturazione, il tasting.

La grande cancellata in ferro era aperta: la dimora color crema in stile champenois, con il suo tetto di ardesia grigio-blu, era lì che mi aspettava. Entrai, passando attraverso il patio, e mi ritrovai nel grande salotto. Mi sentii subito a casa. E poi in un attimo il mio naso venne travolto da mille sentori, mille profumi da cui sgorgavano altrettante sensazioni:

freschezza, intensità, purezza.
Eleganza
spumeggiante.
Tutta quella necessaria a generare
il mistero del perlage.

Finalmente ero lì e potevo percepire tutte le sfumature, tutte le ispirazioni. Gli agrumi freschi, la frutta matura, i fiori d’acacia. Il naso pervaso dalle note fruttate delle fragole di bosco del Rosé. Pan di zenzero e mandorle tostate. Si sentivano anche tocchi di nocciole, tabacco biondo, fiori passiti, caramello e corteccia.

E, da non credersi, si comprendeva la complessità degli aromi creata dai tre livelli di maturazione, giovinezza, maturità, pienezza. Il tempo ha sempre qualcosa da dire in fatto di creazioni. Ma come nasceva la straordinarietà di quel profumo? Qual era il segreto di quelle bollicine purissime? Ero lì per scoprirlo. Certo, lo sapevano tutti che il profumo ammaliante dello champagne era da attribuire ad un processo magico: i 10 milioni di bollicine, e forse anche di più, contenute in un bicchiere, trascinavano con sé verso l’alto, decine di composti aromatici e una volta giunte in superficie, spruzzavano aria direttamente sotto il naso di chi stava gustando lo champagne, inebriandolo. Sì: il sapore dello champagne solletica proprio l’olfatto, facendone presagire il sapore prima che raggiunga la bocca. Tutta una questione di naso, il vero strumento che cattura e invia le informazioni più sfumate sui sapori, e io lo sapevo bene. L’avvicinarsi dello Champagne alle narici è come l’ouverture di un’opera: assaporiamo un tema principale per poi scoprire note più persistenti, che ci accompagnano in ogni momento della degustazione.

Non è raro che l’effervescenza delle bollicine faccia da vero e proprio sfondo alle sensazioni olfattive e che - dopo un effluvio di fiori bianchi - facciano la sua comparsa la scorza d’arancia o le bacche selvatiche. Ogni Champagne ha le sue note:

la sua intensità e il suo carattere sono
il segreto
del suo master blender.

Quel particolare profumo era gustoso e intenso, la sua personalità aveva corpo e carattere. Girando per la Maison Lallier, ero decisa a scoprirne ogni ragione: forse il fattore decisivo era la straordinaria abilità, maturata in tutti gli anni di produzione, dal lontano 1906 fino ad oggi? Oppure la scelta di utilizzare solo una piccola quantità di vins de réserve? E se, invece, fosse stata la natura del terroir ad esprimersi nell’originalità aromatica di ogni cuvée? Oppure la differenza nasceva dalla scelta di utilizzare per le fermentazioni solo dei lieviti «fatti in casa»?

Presa da questi pensieri, stappai una bottiglia di Ouvrage – l’elegante Extra Brut Grand Cru - e aspettai che il vino si aprisse, osservandolo: il colore dorato, brillante, era disegnato nel calice dalle bollicine sottilissime.

Al primo naso, colsi immediatamente il suo profumo persistente, la freschezza della frutta gialla, l’intensità degli agrumi canditi e della crosta di pane. Poi, dopo alcuni istanti, il mio “secondo naso” catturò il suo aroma profondo:

leggermente tostato, sapeva di burro e brioche, di albicocche essiccate,
potente
e raffinato
insieme.

Tutte le mie domande svanirono in un momento: quella Maison era un luogo pieno di vita e frizzantezza. Lì nascevano bollicine capaci di rendere veramente straordinario ogni momento.

Leggi di più su
The Spiritheque