¡que Viva México!

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¡que Viva México!

Quante volte ho sognato questo Paese, immaginandomi la ricchezza dei suoi colori, dei suoi simboli, la sua forza espressiva, cercando di ricrearlo nei miei disegni.

Il Messico è potente, rivoluzionario, ispirante. Ti colpisce dritto al cuore.

Ricolmo di passato, straripante di presente. Tradizioni e orgoglio nazionale sono vivi, pulsanti, la cultura popolare invade tutto. E tutto diventa straordinariamente moderno. Sono qui, ci sono davvero, in carne ed ossa. Tra sirene chiassose, colori sgargianti, l’abbaiare dei cani. Non so distinguere: è passato, è presente? Qualcuno, per favore, mi dà un pizzicotto? Voglio essere sicura di stare ancora tra i tra i vivi... Sì, perché mancano solo poche ore a

“Los dia de los

muertos”...

no, vi sbagliate, non è Halloween e nemmeno la nostra ricorrenza dei morti. Qui si celebra la vita, tra musica, danze e decorazioni sgargianti. La vita dei cari ormai scomparsi, che tornano per consigliare i vivi con la loro saggezza e il loro esempio. È una bellissima festa, e le feste in Messico sono più festa che in ogni altra parte del mondo.

Cammino incantata per le strade. Quanti teschi colorati: indossano costumi variopinti, abiti da gran dama, cappelli a larghe falde. Un’esplosione di colori e gioia di vivere: nelle piazze, nelle case, nelle vie, è tutto un “ofrenda”, gli altari che accolgono gli spiriti nel regno dei vivi, ricolmi di foto, candele, fiori, cibo, acqua per dissetarsi dopo il lungo viaggio, da offrire ai defunti.

La mia immaginazione è superata dalla realtà. All’improvviso mi sento sfiorare la spalla. È un alito di vento? Qualcuno mi ha urtato per sbaglio? Una calaveras mi sorride. Dice di chiamarsi José. “Vieni ti racconto la mia storia, che poi è la storia del Messico.”

Non posso credere ai miei occhi, è Josè Guadalupe Posadas, uno dei più grandi artisti e illustratori della storia messicana.

Lo ammiro da sempre, le sue opere sono piene di cultura popolare, i suoi teschi danno voce al suo popolo, e sono diventati in tutto il mondo il simbolo del Giorno dei Morti. È tornato per la sua gente, mi dice.

Per noi. Per ricordare a tutti che bisogna conservare le tradizioni e quello che si è, per rivoluzionare la storia ed essere davvero contemporanei. Non esiste futuro senza passato. Lui che di scheletri ne ha disegnati a tonnellate... adesso è qui con me scheletro, tra gli scheletri. Ho mille domande da fargli, mille curiosità, ma mi lascio guidare da lui. “Vieni”, mi dice con un tono leggermente beffardo, “Ti presento la Catrina, un’elegante signora ancora morta”. Ed ecco avvicinarsi, dondolando lentamente sulle anche, un’elegantissima Signora - o meglio, un elegantissimo scheletro – con un grande cappello da dama e un raffinato abito di ispirazione francese.

La Catrina, icona per eccellenza del folklore messicano, la grande dama della morte, la ha disegnata lui, meglio ancora inventata lui, creando così uno dei simboli più forti dell’immaginario moderno.

All’inizio, mi racconta, la chiamavamo “​Calavera Garbancera​”.

Le “​garbaceras​”, mi spiega, “erano quelle donne che fingevano di essere europee vestendosi come le parigine di alta classe e rinnegando la propria cultura. Eh sì, volevo prendere in giro i messicani, che si vergognavano delle loro origini e si camuffavano indossando gli abiti dell’aristocrazia europea”.

La Catrina, allontandandosi da noi, mi sussurra con gentilezza: “Recuerda, todos somos calaveras”, che significa “siamo tutti scheletri”. Sotto sotto siamo tutti uguali, una delle frasi più ironiche del suo creatore.

Allontanandoci e proseguendo per la nostra strada, noto tra tutti un altare particolarmente ricco di doni: oltre alle solite foto e piante di agave, c’è una piccola botte di legno e un gallo saltellante, vivo. Dall’altare proviene una musica: è musica classica. Josè osserva compiaciuto il mio sguardo incuriosito e mi dice:

“Non conosci Cirilo? Cirilo Oropeza? Lui del Messico ha distillato l’anima, con la sua tequila. Lui è lo spirito del Messico, uno che ha realizzato i suoi sogni”.

In quel mentre si avvicina un anziano signore, un anziano scheletro per meglio dire, dai capelli completamente candidi e lo spirito pacato. “Piacere”, mi sorride

“Cirilo Oropeza

e i miei tequila,

Espolòn”

Appena inizia a parlare, lo invade l’entusiasmo. «Considero questi tequila i miei secondi figli e mi prendo cura di loro come se appartenessero alla mia famiglia. Sono nati sugli altipiani di Jalisco. Sai – aggiunge - in fatto di tequila, il territorio fa la differenza: l'esposizione al sole, il clima e la qualità della terra determinano il sapore. Per favorirne la fermentazione e l'invecchiamento, poi, li ho cresciuti a suon di musica”.

Sorride alzando il volume e continua il suo racconto:

“Espolòn non è un nome qualsiasi, significa 'sperone' e indica la cartilagine che si trova sulle zampe del gallo, il gallo da combattimento. È un simbolo di forza e di coraggio, qualità che il popolo messicano ha dovuto dimostrare per conquistare la propria indipendenza. Ramón è la nostra icona e il nostro spirito guida, Ramón guida la carica. Non ha paura”.

Sono incantata, quanto orgoglio e quanta passione ci sono in queste calaveras. Quanto entusiasmo. In questo incontro ho imparato qualcosa di veramente importante: più di ogni altra cosa, le calaveras ci ricordano di vivere. Lascio l’immaginazione e torno nella realtà: prima di ripartire, voglio assaporare lo spirito di questo Messico.

Mi siedo al tavolo e ordino un bicchiere di Tequila ghiacciata, pensando ancora al mio viaggio nell’arte e negli spiriti. Sull’etichetta della bottiglia, ritornano gli scheletri. No, non sono ancora tra gli spiriti: scopro con stupore, e un pizzico di felicità, che le originalissime etichette di Espolòn si ispirano all’arte messicana e che ognuna di loro cattura un momento diverso della storia del Messico. Ma soprattutto, rende omaggio a Jose Guadalupe.

Ecco lo spirito del Messico È qui, è vivo. È passato e presente. È moderno e vero. Ti travolge, esplode dentro di te. Diventa ispiratore.

Una cosa è certa, quando tornerò il mio, di spirito non sarà più lo stesso.

¡que Viva
México!

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