presenta
Dal centro di
Milano al cuore
del mondo.
CChiedete a un milanese cos’è il Camparino. Ne ricaverete un grande romanzo popolare abitato da coppie all’uscita dalla messa domenicale in Duomo, turisti in cerca di un istante di tranquillità, impiegati in giacca e cravatta in una Milano che non smette mai di lavorare. Storie di vita che si intrecciano alla Storia che avanza.
nasce nel
primo cittadino a venire alla luce in Galleria Vittorio Emanuele II. Un legame inscindibile, quello tra Campari e Galleria, sin dal primo momento. Non nasce per star fermo: nasce per correre. Piomba in pieno centro come un meteorite per sconvolgere il concetto stesso di bar, diventando il pilastro dell’aperitivo, il punto fermo di talenti sulla pista di lancio della celebrità.
Qui si incontravano l’artista il letterato e librettista Arrigo Boito, il fondatore del Movimento Futurista nonché prima avanguardia del Novecento Filippo Tommaso Marinetti, i più importanti esponenti della Scapigliatura, anticonformisti per eccellenza nella prosa e nello spirito.
Uno spirito, quello artistico, che al Camparino si cattura ancora oggi a ogni sguardo, un patrimonio di stile e dettagli che riempie gli occhi fino a traboccare:
l’Art Nouveau del Bar di Passo, un flusso interminabile di stimoli visivi, tasselli d’arte, mosaici floreali, una partita a tennis tra la meraviglia e lo stupore; la Sala Spiritello, tempio della nuova mixology a strapiombo sulla Galleria, elegante custode dell’opera originale di Leonetto Cappiello. Icona inconfondibile di Campari, lo Spiritello accoglie gli ospiti in cima alle scale, e li invita a scoprire come un buon cocktail possa appaiarsi al suo piatto perfetto.
Già così, il Camparino sembra vivere sotto l’incantesimo di un’identità in continua evoluzione, l’ombelico di una città che non sta mai ferma, sempre tesa a una rivoluzione che comincia dal basso, letteralmente. È proprio in basso, infatti, lontano dagli occhi indiscreti dei curiosi, che la spinta avanguardista ancora ribolle e preme verso il nuovo. Nei vecchi magazzini seminterrati, infatti, proprio nel ventre della Galleria, lì dove si snodano le cucine, è stata creata la
Campari
non retrobottega, ma una vera e propria gemma nascosta come lo intendeva Gaspare Campari, un posto dove sperimentare elisir e mettere a punto le sue ricette uniche.
Il Camparino è una scatola cinese di bellezza, di elementi nascosti che innalzano il valore del suo nome e del suo spirito, un punto d’osservazione privilegiato su una città, sull’evoluzione dei costumi, un cursore che viaggia sulla linea del tempo e che si muove inarrestabile dall’invenzione del Campari Seltz – cocktail che nasce qui e rimane tuttora il simbolo del locale.
la mano a una Milano più grande,
crocevia del Mondo.