La ricetta di quell'attimo

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La ricetta
di quell'attimo

ÈÈ la storia che prende vita da cocktail stesso, dalla sua ricetta.

Una storia a capitoli, tanti quanti gli elementi che costituiscono il Boulevardier.

Una serie di mini-racconti, ma anche la descrizione di una sensazione, di un’emozione o di una strofa di una canzone, che partono da quell’attimo in cui ci avviciniamo a un bicchiere, e ci portano a scoprire un lato sempre diverso del drink. Siamo tra le vie di Parigi degli anni ‘20, tra i suoi spettacoli eccentrici; siamo tra le parole che si sono scambiati Harry McElohne ErskineGwynne al bancone dell’Harry’s New York Bar, nella storia del suo nome come cocktail; o ancora in un locale contemporaneo, ai giorni nostri, dove uno scrittore ordina un Boulevardier.

Parigi.
Harry’s bar.
Anni ‘20.

Harry McElohne, uno dei più grandi barman mai vissuti, su suggerimento di Erskine Gwynne prepara un cocktail che resterà nella storia. Un cocktail che contiene molte storie.

1 parte di Campari

Al primo tuffo armonioso ne segue un secondo.

Nel frattempo nel bar entra lei e prega qualcuno che le tenga la porta.

Ha troppi pacchetti tra le mani.

Un ragazzo sottile, con una giacca troppo ampia per le sue spalle, e due occhi troppo piccoli per contenere tutti i dettagli della scena, provvede a darle una mano. Nei suoi movimenti c’è sia l’imbarazzo del momento che il desiderio di apparire sicuro di sé, e galante, e disinteressato.

Lei è alta, magrissima e scura di capelli, con il polso sottile e due dita strette sul gambo di una rosa a stelo lungo. La vie en rose è nei suoi movimenti leggeri, nel suo ravviare i capelli con grazia, nel completo pastello. Guardarla è come iscriversi a una scuola di volo, ma lei sembra rimettere gli occhi a posto di chiunque la guardi, uno ad uno. Poi si avvicina al bancone e scrive l’ordine su un tovagliolo di carta e lo lascia lì, sul piano di legno, senza aggiungere altro. C’è scritto Campari e non c’è altro da dire.

1 parte di Vermouth

Jordy, al banco, sorseggia il suo drink e fa fatica a tenere la notizia per sé. Gli occhi vispi guizzano in giro e poi sugli archi che il suo vermouth disegna sulle pareti del bicchiere.

Ha visto l’amore della sua vita al lago di Gravelle, ed è pazzo di lei. Continua a pensare a lei che nuota nella baia: la pelle bianca, i capelli rossi, gli occhi enormi, chiari, così profondi che non si tocca, come in quel lago. Il crampo di lei, improvviso, lui si spoglia.

Ha il fisico di chi ha trascorso molte ore ad allenare il corpo in piscina, bracciata dopo bracciata, vasca dopo vasca. Ha l’odore del cloro tra i capelli e due occhi profondi come l’oceano.

Si tuffa, la salva e come uno scemo nemmeno le chiede l’indirizzo. Le massaggia la caviglia e nemmeno le chiede il nome. Ed eccolo lì al bancone, Jordy innamorato, innamorato di un amore senza nome.

1,5 parti di Bourbon

Si dice che per visitare per bene Parigi ci vorrebbero tre anni. Parigi uccide la Francia. Una città che lascia in ombra un’intera nazione, tanto è colma di stupore. Basta strisciare lo sguardo lungo i muri del bar e portarli fuori dalla finestra per ammirare una città che è sempre in festa, che è tutto un teatro. Basta attendere e al bancone del bar arriverà sempre un cliente inatteso, un turista stupefatto, un giovane scrittore, un uomo troppo vecchio anche per un po’ di bourbon. Manet l’ha ritratta così, la banconista del bar di un famoso caffè-concerto di Parigi: una donna in attesa del prossimo sguardo.

Il ghiaccio

In fondo all’Harry’s bar, Suzon rompe il ghiaccio con Gerard, prendendogli la mano.

Jean bacia Isabelle, conducendo il gioco.

Isabelle gli lancia uno schiaffo, concludendo il gioco.

Anselme getta uno sguardo su Alisse, che lascia cadere e non raccoglie. Lo raccoglie Antoinette, che frequenta il locale da mesi solo per uno sguardo di Anselme. Ma lui la sorprende.

Il ghiaccio è un piccolo scoglio d’acqua, è dura trasparenza, è geometria che galleggia.

È il freddo che si scioglie, che si lascia andare e, poi, di colpo svanisce.

Come il tempo, i rapporti e le cose, scorre.

Stir&Strain, una coppetta di cristallo, la scorza di limone

Harry arriva al termine del rituale. Movimenti veloci, un bicchiere speciale, il profumo di un agrume. Erskine Gwynne, nipote del finanziere Alfred Vanderbild e scrittore americano espatriato in Europa come lo stesso Harry, non vede l’ora di parlare di scrivere di tutto questo, dell’aria di Parigi, dei volti, degli incontri, sulle pagine del giornale alla moda di cui è fondatore:

Boulevardier

Non a caso il drink si chiama così, un cocktail sofisticato per la Parigi di ieri e per le capitali dell’aperitivo di domani.

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The Spiritheque